Lear di Edward Bond è la tragedia del collasso di un mondo e del linguaggio che questo sostanzia e sostiene, tragedia dello smembramento e della dispersione. È il grande racconto della violenza e dell’orrore, della guerra disseminata in ogni atto o parola, degli Stati che edificano se stessi su silenzio e abuso. È il Lear della violenza letterale, con tattiche degne di azioni terroristiche, che riporta in superficie quel profondo, disturbante disagio che ogni giorno abbiamo di fronte alla controversa democrazia dei nostri Stati-Nazione.
Non a caso nella vicenda tutto gira intorno a una compressione, a uno stato di pericolo diffuso, in cui Lear – autocrate paranoico – costruisce un muro per tenere fuori i nemici. Si parla di violenza in tutte le sue forme, quelle private e quelle più sapientemente democratiche; di società che manipolano il concetto di violenza, rendendolo via via più minuzioso fino a farlo diventare accettabile. Lear di Edward Bond racconta di un mondo dominato dal mito originario dello Stato e della Legge come cosa pubblica e privata, quindi oscenamente ‘casalinga’. E del suo inevitabile precipizio.