In molte storie di tradizione popolare il dialogo tra l’uomo e la natura si esprime attraverso leggendarie figure magiche che continuamente accompagnano il ciclo della vita. E’ attraverso questi racconti che gli uomini e le donne reinterpretavano il potere della natura sulla loro sorte. Ma era anche il potere evocativo dei luoghi a far nascere il desiderio di trovare storie che li potessero raccontare.
Lo sanno bene due cantastorie che, viaggiando di paese in paese, portano con sé le storie della terra, delle montagne, dei boschi, dei campi, ma anche di personaggi fantastici, di stagioni, della fortuna e della ciclicità. Storie che rinascono ogni volta, come un tessuto in un telaio, dall’intreccio con la curiosità degli spettatori.
La borsa delle cantastorie è grande e i bambini si radunano per ascoltare. Ed ecco che escono fuori ogni volta storie diverse scelte per l’occasione: le Vivane e le Anguane, fate custodi dell’acqua, le Bregostane figure orribili e pelose, stupide e credulone, facilmente vittime della loro stessa natura, l’Uomo Selvaggio, figura ambigua al confine fra il divino ed il demoniaco, e altri ancora. Quando il racconto finisce, dopo aver raccolto i sorrisi e ringraziato per i doni ricevuti, le due sono pronte per rimettersi in viaggio. Ma il confine tra finzione e realtà si è ormai fuso e loro sono diventate, insieme al pubblico dei bambini, le protagoniste delle loro stesse storie… e d’altronde bisogna saperlo, nel bosco tutto quello che accade segue un altro ordine, diverso dal nostro, tutto al contrario.