In una città strana, piena di bassifondi e grattacieli, cinque storie vengono raccontate e interpretate, cinque leggende prendono vita: il bassista con una sola mano, la lady che canta il blues, il pianista nero, il poeta del jazz e, infine, la nota dissonante, l’uomo che cerca lavoro. Quale filo invisibile lega le cinque storie? In una città sporca del sangue di rivolta, riecheggiante di musica nera e dei canti blues dei reietti, il legame profondo è però il silenzio. L’attimo di silenzio tra una nota e l’altra. Il silenzio che parla. Il silenzio che portano dentro tutti coloro che si ribellano. Tra le note di Thelonious Monk e Charles Mingus, le voci di Ella Fitzgerald e Billie Holiday, che accompagnano le frasi poeticamente surreali e satiriche di Stefano Benni, prendono vita storie di rivolta e di arte, di razzismo e repressione, di uomini e donne in lotta con l’esistenza e la società. E la città stessa saprà farsi cantastorie e interprete della lotta. Una lotta intima, cruenta e spesso disperata, passionale, fantasiosa e poetica, talvolta, silenziosa ma determinata. E d’altra parte: «Hanno musiche di silenzio gli sguardi d’amore e la notte prima della battaglia».