Campana fu poeta camminante, tutta la sua poesia è profondamente immersa in questo vagare nell’anima del paesaggio italiano tra Toscana, Emilia-Romagna, Liguria e Umbria.
In seguito alle note vicende Campana fu rinchiuso in manicomio, dove uno psichiatra di nome Carlo Pariani lo sottopose a un ciclo di interviste per cercare di comprendere il nesso follia-genio. Ho immaginato il poeta imprigionato nelle sue ossessioni, che si materializzano prendendo la forma delle diverse figure di “persecutori” che sempre lo assediarono: i marradesi, la madre, i letterati fiorentini, la Aleramo, i ragazzini per strada al suo paese, infine proprio lo psichiatra Pariani.
Incalzato da queste figure il poeta fugge nella propria poesia e nel delirio, incalzato dallo psichiatra e dalle immagini dei viaggi e degli amori, dai ricordi dei propri vagabondaggi…