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Ascanio Celestini
Programma

FABBRICA

By Ven 9 Ottobre 2020 No Comments

Un racconto in forma di lettera che un operaio scrive alla madre: in mezzo c’è l’Italia industriale del secolo scorso e tutto intorno si muovono le vicende quotidiane del lavoro. «In due anni di ricerche in giro per l’Italia ho raccolto storie isolate, frammenti di racconti che ruotano tutti attorno al vissuto della fabbrica. Da questo viaggio è nata la storia di un capoforno alla fine della seconda guerra mondiale raccontata da un operaio che viene assunto in fabbrica per sbaglio. Il capoforno parla della sua famiglia. Del padre e del nonno che hanno lavorato nella fabbrica quando il lavoro veniva raccontato all’esterno in maniera epica. Per lui la fabbrica ha un centro e questo centro è l’altoforno. La fabbrica lavora per il buon funzionamento dell’altoforno e i gas dell’altoforno trasformati in energia elettrica mandano avanti lo stabilimento. L’antica fabbrica aveva bisogno di operai d’acciaio e i loro nomi erano Libero, Veraspiritanova, Guerriero. L’età di mezzo ha conosciuto l’aristocrazia operaia con gli operai anarchici e comunisti che neanche il fascismo licenziava perché essi si rendevano indispensabili alla produzione di guerra. Ma l’età contemporanea ha bisogno di una fabbrica senza operai. Una fabbrica vuota dove gli unici operai che la abitano sono quelli che la fabbrica non riesce a cacciare via. I deformi, quelli che nella fabbrica hanno trovato la disgrazia. Quelli che hanno sposato la fabbrica lasciandole una parte del loro corpo, della loro storie e della loro identità» racconta Celestini.

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